Psicologo Psicoterapeuta Caserta

Orientamento scientifico

La psicoterapia psicoanalitica è una prassi terapeutica che affonda le sue radici nella psicoanalisi il cui padre fondatore, com’è noto, è Sigmund Freud. Naturalmente essa si avvale anche dei contributi offerti da eminenti clinici, che hanno valorizzato ed ampliato in maniera rilevante e creativa gli orizzonti aperti da Freud.

La caratteristica fondamentale dell’approccio psicoanalitico è la centralità che viene data all’inconscio.

Per la psicoanalisi, infatti, l’attività psichica si svolge prevalentemente in maniera inconscia. Tale assunto è stato di recente confermato da diversi studi scientifici. L’inconscio costituisce una dimensione della vita interiore della quale non si ha consapevolezza e che influenza in modo significativo il funzionamento psichico. Il soggetto non coincide dunque con l’Io cosciente. Ciò significa che egli è sconosciuto, estraneo a se stesso, essendo abitato da un’alterità che lo trascende e con la quale deve fare i conti.

Dato che nell’inconscio vengono relegati, attraverso la rimozione, aspetti di sé ritenuti inaccettabili dalla coscienza, si viene a creare una condizione di conflitto psichico tra l’inconscio che cerca di emergere e la coscienza che si difende, impedendone l’espressione. In questo scenario i sintomi sono delle formazioni di compromesso che hanno la funzione di proteggere la coscienza da contenuti inconsci intollerabili e, allo stesso tempo, di consentirne una manifestazione mascherata.

Per questo i sintomi psicopatologici, nell’ottica psicoanalitica, non rappresentano una mera disfunzione del cervello, giacché costituiscono il risultato di complesse dinamiche interiori che hanno origine nell’infanzia e riguardano soprattutto i rapporti del soggetto con le principali figure significative del passato. I sintomi, e in generale il disagio psichico, hanno quindi un senso, un significato simbolico di cui il soggetto non è consapevole e che va rintracciato nelle vicissitudini della propria storia psichica.

La questione del conflitto, messa in evidenza dalla psicoanalisi, ha non solo un grande valore psicologico, ma anche antropologico poiché il conflitto è costitutivo dell’essere umano e pertanto una componente essenziale di ogni esistenza psichica.

Esso esprime la doppiezza e l’eccentricità del soggetto che, essendo strutturalmente conflittuale, è deputato a mediare tra aspetti contrastanti di sé, chiamato a risolvere il proprio dualismo. Ne deriva che l’orientamento psicoanalitico concepisce la normalità e la patologia lungo un continuum, sfumandone i confini. In questo senso la normalità e la patologia dipendono da una questione di equilibrio tra le parti, di bilanciamenti interni tra forze opposte.

Tuttavia, le ricerche psicoanalitiche degli ultimi decenni, esplorando le dinamiche delle primissime fasi della vita, hanno messo in risalto come la carenza, in termini di empatia e di sintonizzazione affettiva, da parte dell’ambiente che circonda il bambino possa impedire la costituzione di una fondamentale fiducia di base che garantisce l’integrità e la sicurezza di sé, a causa di strutture psichiche deficitarie o assenti. Inoltre, le precoci interazioni affettive che si instaurano nella prima infanzia rivestono un’importanza cruciale nella strutturazione della personalità poiché rappresentano dei modelli relazionali, che vengono interiorizzati e riprodotti inconsapevolmente durante la vita.

In definitiva, la psicoanalisi mostra come le complesse dinamiche interiori intersecate con gli affetti e le relazioni, nel corso di una storia unica e personale, si traducano in ogni soggetto umano nel proprio modo di essere al mondo.

Una cura della parola

La psicoterapia psicoanalitica è fondamentalmente un’esperienza di parola e di ascolto all’interno della relazione significativa che si stabilisce tra paziente e terapeuta, una «talking cure», una cura parlata, come la definì Anna O., uno dei primi casi studiati da Freud. Essa nasce proprio dalla scoperta del potere terapeutico della parola e per questo istituisce un nuovo modo di curare.

E’ comune a tutti, che quando si attraversa un momento difficile della propria vita, si avverta il bisogno di parlare con qualcuno e che questo produca degli effetti positivi sul nostro stato d’animo perché ci si sente in qualche modo “liberati” e, quando l’ascolto è empatico e rispettoso, ci si sente compresi, accettati e accolti nella propria soggettività.

Nel contesto professionale di cura, raccontare le proprie esperienze, anche quando esse siano particolarmente critiche e dolorose, consente di inserirle in una cornice di senso, di dare loro un significato; non solo, comunicarle all’altro rende questi fatti “cose umane”, condivisibili e quindi socializzabili. Ciò significa che parlare di sé, in uno spazio creato e dedicato all’ascolto dell’altro, consente di integrare nella propria storia e nella propria personalità vissuti e affetti angoscianti. Questo discorso riguarda la questione fondamentale della funzione della parola, del racconto e del ricordo nell’ambito della psicoterapia.

Ricordare significa infatti riattualizzare, rivivere il passato nell’attualità del presente e questo permette di dare un significato nuovo al vecchio, di conferirgli una forma diversa. In questo senso ricordare significa accordare, armonizzare il tempo doloroso del passato con il presente, in modo che possa esserci cambiamento, futuro, progetto. All’interno della relazione terapeutica la parola e il racconto conducono a conoscersi e a riscoprirsi. Il paziente ricostruisce la sua esistenza, reinventa la sua storia, regola le sue emozioni, in modo che queste risultino il più possibile integrate con il proprio Sé.

Questi processi si rendono possibili proprio grazie alla presenza di un terapeuta che funga da mediatore, come uno specchio in cui ritrovarsi. Attraverso lo strumento della parola, la terapia psicoanalitica produce un’approfondita conoscenza del proprio mondo interiore e offre la possibilità di riappropriarsi soggettivamente della propria storia, in modo che le esperienze dolorose e talvolta traumatiche del passato, possano essere elaborate e trasformate, evitando che esse paralizzino il presente impedendo un progetto futuro.

 

 

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