Psicologi Caserta - Aversa

 

Dott. Ivan Iuliano - Psicologo - Psicoterapeuta

Parlare di percorso, strada, cammino desta un senso, un senso amante dello spazio libero e che, al luogo propizio, s’innalza balzando sopra l’afflizione stessa, per raggiungere una serenità ultima: questa si oppone al disordine” (Martin Heidegger).

Il dott. Ivan Iuliano è specialista in psicoterapia psicoanalitica
esperto in:

La circostanza in cui si decide di consultare uno psicologo rappresenta sempre un momento molto delicato: una persona si rivolge a un professionista per esprimere un proprio malessere, rendendolo partecipe della sua dimensione di sofferenza, al fine di essere aiutato. Di solito tale scelta è accompagnata da aspettative e desideri, così come da angosce e paure. La pregnanza emotiva di questo momento merita grande attenzione e rispetto, poiché lo psicologo viene coinvolto nelle vicende intime dell’esistenza dell’altro, che, almeno per alcuni aspetti, è pronto a mettersi in discussione, avendo raggiunto una certa consapevolezza riguardo alla realtà di un disagio personale.

I problemi con i quali uno psicologo viene più frequentemente in contatto sono rappresentati da:

L’ambito d’intervento di cui sopra, fa parte della dimensione clinica della professione dello psicologo. Lo psicologo clinico si occupa fondamentalmente della “sofferenza psichica” e della “qualità della vita”. L’aggettivo “clinico”, infatti, deriva dal greco e significa chinarsi, piegarsi, rimandando all’operare “al letto del malato”. Il lavoro dello psicologo clinico, quindi, consiste, in senso metaforico, nel “chinarsi sul malato” per accogliere la sua richiesta di aiuto, intenderne il significato e intervenire per alleviare o risolvere le sue sofferenze.

Di solito, quando una persona si rivolge allo psicologo, si trova in una condizione di “crisi”; essa implica l’idea di una lacerazione, di una rottura dell’equilibrio che si esprime, ovviamente, attraverso determinati sintomi. Ogni crisi rappresenta un momento di incertezza e di vacillamento, un taglio nella continuità del processo biografico. Nella storia di ogni persona si crea uno stile psicopatologico di base, che costituisce la modalità soggettiva di rispondere alle situazioni conflittuali, esprimendo il modo personale di affrontare, attraverso i sistemi di difesa, le situazioni di tensione, di stress, gli ostacoli che si incontrano nel contesto di vita. Il sintomo è quindi manifestazione dello stile psicopatologico di base attivato da una pressione esterna o da una condizione interna.

L’intervento dello psicologo clinico deve poter condurre a una corretta lettura delle manifestazioni psicopatologiche del paziente. E’ necessario che i sintomi e il disagio psichico vengano colti dallo psicologo nella loro valenza simbolica e contestualizzati all’interno della storia psichica del soggetto.

Questa operazione consente di umanizzare e comprendere in senso ampio la sofferenza, evitando che la diagnosi si riduca ad una banale e reificante etichetta diagnostica; anche perché, in fondo, il paziente non “ha” sintomi ma vive delle esperienze.

Sebbene la diagnosi rientri nelle competenze cliniche di base dello psicologo, la diagnosi psicologica si differenzia considerevolmente dalla diagnosi effettuata secondo la prospettiva medica tradizionale (in base alla rilevazione della presenza/assenza di una lista di sintomi). In primo luogo, infatti, lo psicologo clinico usa se stesso e la sua persona come strumento di conoscenza dell’altro, all’interno di una relazione di cui è parte integrante. In secondo luogo, il singolo individuo che soffre, manifesta un disagio nel quale la costituzione ereditaria, gli aspetti fisici e quelli psichici, le relazioni affettive, familiari e sociali interagiscono a vari livelli. Limitarsi a descrivere e a catalogare i sintomi significa considerare il disagio, o il vero e proprio disturbo, come qualcosa di estraneo alla vita del paziente. Attraverso la diagnosi psicologica, invece, lo psicologo clinico si propone di rappresentare autenticamente il soggetto nella sua complessità, in modo da apportare una apertura di senso che consenta al paziente di capirsi e riconoscersi.

 

 

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